TERZA E ULTIMA PARTE
Alan Turing nasce il 23 di giugno 1912, in un quartiere di Londra, Maida Vale. Figlio di due impiegati Julius e Ethel. Un bambino che mostra grandi doti. Nella sua prima scuola , il St. Michael, dove vengono privilegiati gli studi classici, Alan preferisce letture riguardanti la teoria della relatività, i calcoli astronomici, la chimica o il gioco degli scacchi.
In seguito viene ammesso al King’s College dell’Università di Cambridge dove è allievo di Ludwig Wittgenstein e approfondisce i suoi studi sulla meccanica quantistica, la logica e la teoria della probabilità (dimostra autonomamente il teorema centrale del limite. Il nostro genio si laurea con il massimo dei voti nel 1934 mentre nel 1936 vince il premio Smith (assegnato ai due migliori studenti ricercatori in Fisica e Matematica presso l’Università di Cambridge).
Per due anni nello stesso periodo studia alla Princeton University. Per la prima volta descrive nell’articolo dal titolo “On computable Numbers, with an application to the Entscheidungsproblem” quella che sarà la futura nacchina di Turing e a soli 28 anni diventa capo del gruppo di ricercatori impegnati nella decrittazione delle macchine usate dalla marina tedesca, fra le quali Enigma.
In seguito, basandosi su tali esperienze, Turing realizza una nuova versione, molto più efficace. Intanto, altri scienziati prendono a modello il lavoro di Turing, che al termine della guerra è invitato al National Physical Laboratory (NPL, Laboratorio Nazionale di Fisica) situato nei pressi di Londra, per progettare il modello di un computer.
Il suo rapporto che propone l’Automatic Computing Engine (ACE, Motore per il Calcolo Automatico) viene presentato nel marzo 1946, ma suscita scarso interesse a causa degli alti costi preventivati.
Il lavoro svolto da Turing nel gruppo di Bletchley Park è coperto da un segreto assoluto. Finita la guerra, il governo britannico impone a tutti coloro che hanno lavorato alla decrittazione, realizzando macchine e sistemi per violare i codici crittografici tedeschi, giapponesi e italiani, il divieto di parlare o scrivere di qualsiasi argomento trattato in quel periodo.
Dati e informazioni su queste attività cominciano a essere pubblicate, previa autorizzazione dei servizi segreti inglesi, nel 1974, quando Turing e molti suoi colleghi nella decrittazione erano morti da tempo.
Negli anni successivi Turing torna a Cambridge interessandosi di fisiologia, e neurologia per esplorare la relazione tra computer e natura. Tanti i premi e i riconoscimenti ottenuti, mentre espone le sue convinzioni: che entro l’anno 2000 sarebbero state create macchine in grado di replicare la mente umana.
Una mente proiettata nel futuro tanto da sviluppare un approccio matematico all’embriologia, ancora studi sull’intelligenza artificiale e un programma di software scacchistico, la realizzazione del Manchester Automatica Digital Machine.
Alan ha interessi sportivi al di fuori dell’ambito accademico: diviene membro del Walton Athletic Club e vince alcune gare di corsa sulle tre e sulle dieci miglia. Il grande uomo più che moderno nelle sue invenzioni, conosce il proprio declino per discriminazione sessuale.
Il 31 marzo 1952 Alan Turing è arrestato per omosessualità e portato in tribunale, dove a sua difesa disse semplicemente che «non scorgeva niente di male nelle sue azioni» Era il periodo dove nel parlamento britannico si discute l’abrogazione del reato di omosessualità. Forse questo spinge Turing a denunciare per furto un amico ospite in casa sua e avrebbe ammesso il proprio orientamento sessuale in risposta alle domande pressanti della polizia, sicuramente un comportamento incauto indotto da un clima che proponeva nuove leggi.
Purtroppo Turing viene condannato per omosessualità e tra una pena a due anni di carcere o la castrazione chimica mediante assunzione di estrogeni, lo scienziato scegle quest’ultima. Una decisione che lo conduce alla morte.
Per oltre un anno, infatti, si sottopone a trattamenti che provocarono lo sviluppo del seno e un calo della libido. La depressione legata al trattamento e all’umiliazione subita, a parere di molti storici, lo portano al suicidio. Un esame post mortem stabilisce la causa del decesso: avvelenamento da cianuro di potassio.
Presumibilmente il cianuro lo ingerisce iniettandola in una mela ritrovata vicino al suo letto. La sbrigativa inchiesta del giudice si concluse in appena due giorni e la mela non è nemmeno sottoposta ad analisi per accertare se all’interno vi sia del veleno…
L’8 giugno 1954 la domestica di Turing, Eliza Clayton lo trova morto nel suo letto. Il medico legale sostiene che la morte è avvenuta il giorno prima. La salma viene cremata il 12 giugno 1954 al Woking Crematorium, nel Surre e le sue ceneri sparse sul posto. Per onestà dobbiamo ricordare che a 55anni dalla sua morte il 10 settembre 2009 primo ministro Gordon Brown ha formulato le scuse ufficiali da parte del governo del Regno Unito
Con queste parole: «Per quelli fra noi che sono nati dopo il 1945, in un’Europa unita, democratica e in pace, è difficile immaginare che il nostro continente fu un tempo teatro del momento più buio dell’umanità. È difficile credere che in tempi ancora alla portata della memoria di chi è ancora vivo oggi, la gente potesse essere così consumata dall’odio – dall’antisemitismo, dall’omofobia, dalla xenofobia e da altri pregiudizi assassini – da far sì che le camere a gas e i crematori diventassero parte del paesaggio europeo tanto quanto le gallerie d’arte e le università e le sale da concerto che avevano contraddistinto la civiltà europea per secoli. Così, per conto del governo britannico, e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio».
A cento anni dalla sua nascita, nel 2012 la Royal Mail ha dedicato un francobollo alla sua memoria; però, è solo leggendone l’iscrizione (“Alan Turing 1912-1954 – Mathematician and WWII code breaker”) che si può risalire all’identità del commemorato: il francobollo non ne ritrae il volto bensì mostra la macchina Bomba britannica di cui Turing aveva sviluppato il progetto.
Si dice che un riconoscimento a quegli studi sarebbe proprio la celebre mela morsicata simbolo della Apple. Cupertino non ha mai avvalorato quel tributo, ma di certo è Alan Turing a concepire e realizzare alla fine degli anni Quaranta il primo “cervello elettronico”, il celebre Mark 1, all’Università di Manchester. Turing elabora anche un programma per il gioco virtuale degli scacchi.
Orgogliosa di questo primato, nel 1994 Manchester non attende i 20 anni che sarebbero trascorsi per arrivare al royal pardon per intitolare allo scienziato una strada, la “Alan Turing Way”.
Il 23 giugno del 2001, giorno del compleanno di Turing, nel verde di Sackville Park, nei pressi di Canal Street, il gay village della città, compare una statua del matematico, seduto su una panchina. Omaggi all’epoca obbligatoriamente silenziosi, mentre oggi la celebrazione del genio deflagra in piccole e grandi iniziative.
La più recente, è addirittura immensa. A Londra è stata annunciata la nascita dell’Alan Turing Institute for Data Science nel Knoledge Quarter, all’interno della British Library: un investimento da 42 milioni di sterline. Sarà un centro studi di livello mondiale e avrà 35 partner tra università, istituzioni culturali, di ricerca, scientifiche e media. E nel 2013 la regina Elisabetta II ha elargito la grazia postuma per Alan Turing. Grazie di tutto Mister Alan Turing.
In alto, una scena del film, “The imitation game” dedicato al papà del computer
PRIMA PARTE
Il pericolo si nasconde dietro le chat: quei giochi di seduzione che finiscono nella violenza fisica e verbale
Ancora un’incursione nella rubrica Tutti i colori del mondo dedicata all’universo Lgtb. Parleremo del matematico e filosofo Alan Mathison Turing (Londra 23 giugno 1912- Manchester 7 giugno 1954) un genio dimenticato, quasi sconosciuto, l’uomo che creò il primo prototipo del macchinario cdi cui oggi tutti- o quasi- non possono fare almeno… il computer, il primo era grande quanto un ampio appartamento, dal costo esorbitante.
La storia del suo inventore, un uomo omosessuale, è triste, ma quella di scienziato rimarrà per sempre negli annali di una delle creazioni che l’essere umano ha messo in essere. Affronteremo anche i rischi dell’uso che se ne fa, a volte spropositato e ci riferiamo al mondo delle chat. Dietro a quelle tastiere si nascondono pericolosi incontri al buio.
Napoli, celebre per il suo rapporto con il mondo omosessuale fatto di rispetto reciproco – pochi sono i casi di intolleranza; Napoli, storicamente celebre anche per i giochi di seduzione che ricordano molto il popolo arabo e greco, fatti di sguardi di piccoli gesti che lanciavano messaggi ben precisi; Napoli, anche lei finita nella spirale del mondo virtuale.
Chiacchierando con un gestore di un rinomato circolo ricreativo omosessuale napoletano, scopriamo un universo alienante e pericoloso. «Tanti sono i soci che frequentano il nostro circolo, ci raccontano episodi che ci fanno rabbrividire, episodi di violenza, di ricatti, di rapine, ma anche storie di lucida follia».
Ne riportiamo uno. «Erano mesi che io e il mio interlocutore chattavamo, ore e ore di tastiere, di webcam, mostrando viso, parti intime… poi una notte di un sabato, lui mi chiese il fatale e tanto atteso incontro, non ci pensai nemmeno un minuto, mi misi in auto e lo raggiunsi, arrivato nel palazzo dove lui abitava, gentilmente mi fece parcheggiare nel garage, il tempo di scendere dall’auto, un altro uomo mi si presentò davanti… era armato, i due mi chiesero di consegnarli le chiavi dell’auto, poi soldi, portafoglio cellulare, e bruscamente mi mandarono via… Era notte. Mentre incazzato cercavo il modo di raggiungere la mia casa, una pattuglia di polizia, mi fermò chiedendomi i documenti e cosa facessi in quei paraggi a tarda notte, spiegai l’accaduto… i due furono arrestati e processati. Penso sempre traumatizzato a quella notte, e mi chiedo se io non fossi stato un omosessuale dichiarato, cosa avrei raccontato alla polizia? Sicuramente avrei omesso i fatti reali intralciando il corsi della giustizia e l’arresto dei malviventi. Quanti non denunciano per paura che i loro cari vengano a conoscenza della loro omosessualità».
Ancora il nostro interlocutore ci racconta di una altra testimonianza. «Sono sposato, vivo la mia condizione di omosessuale nascosto dalla società- e da me stesso- con grandi sensi di colpa, di repressione. Mi sono avvicinato al pc per caso, alla fine è diventata quasi una dipendenza, ore e ore alla tastiera, senza mai concludere niente. Poi ho conosciuto una persona. Il giorno dell’incontro ero nervoso, ma allo stesso tempo emozionato e incuriosito. Puntuale, mi presentai all’appuntamento, mi guardavo intorno non lo vedevo-avevamo scambiato alcune foto. Un signore si avvicinò, aveva una borsa a tracolla, atteggiamenti effeminati.
Mi guarda e dice: Ciao, sono io. Ero allibito. La foto che mi aveva inviato tramite chat non corrispondeva a lui, né come età, né come fisicità.
Allora, ironicamente, per sdrammatizzare, gli chiedo: Scusa ma la foto l’hai scattata durante la tua prima comunione? Iniziò a sbraitare insultandomi in modo volgare, più cercavo di rispondere a tono, più si arrabbiava, parolacce e qualche schiaffo. Nel frattempo si era formato un capannello di persone a guardare, incuriosite, questo “teatrino”.
Scappai vergognandomi e pentito amaramente di aver accettato l’incontro. Per mesi non frequentai più il mondo online, poi l’esigenza, il desiderio, si fece presente. Iniziai di nuovo a chattare. Questa volta cercai di garantirmi un incontro più consono ai miei gusti. Trovai un trentenne, bel ragazzo, maschile nei modi, educato e perbene. Come lo vidi, capii che era la persona giusta. Prendemmo un caffè, chiacchierammo piacevolmente a lungo, e decidemmo di avviarci presso un alberghetto a ore- come già concordato.
Nell’avviarci, il tipo mi dice: Lo sai che sono cinquanta euro? Volevo morire, gli rispondo subito: Guarda che non abbiamo parlato di un compenso per una prestazione sessuale… Ancora una volta apriti cielo, ma memore dell’altra esperienza, mi misi in auto e scappai. Non mi ero accorto che lui dietro, mi inseguiva su uno scooter.
Arrivato sotto casa, appena sceso dall’auto, fui investito da un pugno forte, con un avvertimento Adesso mi dai i cinquanta euro… subito. Caddi a terra, in quel momento i pensieri si accavallarono: Se si affaccia mia moglie? Se passano i miei figli? Meccanicamente presi dalla tasca la banconota da cinquanta, lui la intascò, e se ne andò insultandomi.
Per giorni rimasi traumatizzato, non volevo accettare quella violenza gratuita, in più solo il pensiero che la mia famiglia veniva coinvolta mi faceva inorridire. Mai più computer». Fine di una delle tante storie che ascoltiamo…
(1.continua)
SECONDA PARTE
Incontri online: la libertà di vedersi in luoghi affollati come bar, associazioni e saune
Il pericolo delle chat, dicevamo. Proponiamo un’altra testimonianza che ne conferma l’oscurità. «Il fatto di chattare, pur sapendo che è solo una perdita di tempo, mi piaceva molto, ma negli ultimi tempi mi sono completamente allontanato, disgustato da tante proposte oscene. Non parlo di proposte sessuali- ognuno è libero di vivere la propria sessualità nell’assoluta libertà- ma proposte come non uso precauzioni oppure, Sono sotto PrEp ( La profilassi pre-esposizione, meglio conosciuta con l’acronimo di PrEP, è un metodo per prevenire il contagio dal virus dell’HIV. Si basa sull’assunzione di un farmaco chiamato Truvada, che sfrutta l’azione di due principi attivi differenti. L’effetto protettivo è molto elevato ma l’uso non è consigliabile ndr). Sarà la paura, ma mi rifiuto adesso incontrare al buio, ho deciso, quindi, di usare il pc solo per scopo informativo… punto».
Certo tutto questo non accade soltanto nel mondo gay, tutti dovrebbero fare attenzione e i genitori dovrebbero controllare gli adolescenti che oggi vogliono emulare gli incoscienti adulti, forse per l’essere precoce in una società proiettata in un futuro del tutto meccanizzato e robotizzato. Ma anche anche la scuola , i mass media dovrebbero farsi carico di informare dei pericoli i ragazzi in età scolare.
Non vogliamo assolutamente demonizzare la rete, ma semplicemente consigliarne un uso più attento. Evitare di fornire informazioni dettagliate sul luogo. Fare attenzione nel titolare le notizie. Avere cautela nell’utilizzo di fotografie o filmati. Informare su dove cercare aiuto… Le precauzioni non sono mai troppe.
Qualche consiglio: incontrarsi nei posti pubblici, magari vicino a un presidio di Polizia; cercando di capire chi è davvero il vostro interlocutore o la vostra interlocutrice proponendo, appunto, di vedersi in bar, discoteche, cruising, saune, associazioni, dove si è più tutelati e dove si non rischia la propria incolumità, sgravando in parte il lavoro già troppo impegnativo delle forza dell’ordine che sono sempre pronte a intervenire energicamente per casi di aggressioni quando sono raggiunte da persone che non hanno problemi a dichiarare la propria omosessualità.
Ricordate: il mondo gay non è sempre allegorico, colorato come viene descritto dai vari format televisivi che propongono solo una parte dell’universo Lgbt per fare audience. Spesso, dietro quei trucchi e quelle paillettes, si nascondono storie di solitudine e sofferenza celate da grandi sorrisi, mascara, matite, rossetti, cipria e finte emozionalità.
Rammentate molti episodi di cronaca segnalati che riguardano truffe perpetrate attraverso il fantastico mondo on line: fidanzamenti, matrimoni, amori. Il malvivente, approfittando dello stato di solitudine, di ingenuità, di bontà, estorce soldi alla povera gente. E assicuratevi che al di là di quelle parole scritte non ci siano inganni.
Su internet, l’inganno infatti naviga volentieri. Come le nuove minacce per i ragazzi più fragili… Blue whale un nome che ricorda titoli fiabeschi, ma nasconde insidie terribili. La balena azzurra è il nome del gioco lanciato nel 2015 da alcuni utenti anonimi del social network VKontakte, che conta 410 milioni di iscritti registrati ed è al quinto posto nel mondo per gradimento, tra i siti più amati.
Per vincere il gioco occorre superare 50 prove (una al giorno). Si tratta perlopiù di infliggersi un dolore fisico o morale e di eseguire compiti come bucarsi una mano, svegliarsi alle 4.20 del mattino e guardare un video horror, incidersi con la lametta una balena sulla gamba, stare tutto il giorno senza comunicare con nessuno, salire sul tetto di un palazzo molto alto e far penzolare le gambe giù dal bordo e così via. I compiti vengono assegnati ai partecipanti, come di solito accade in questi casi, attraverso falsi account. Tra le regole da rispettare vi è quella di non raccontare niente a nessuno e di eseguire il compito assegnato qualunque esso sia. Tutta questa brutalità è emersa grazie al programma televisivo “Le Iene” atraverso un reportage con filmati, dichiarazioni interviste (https://www.valigiablu.it/bluewhale-suicidi-iene/).
Ma torniamo a uno dei papà del computer, Turing. Ne racconta la vita il film The imitation game, un thriller del 2014, diretto da Morten Tyldum, con Benedict Cumberbatch e Keira Knightley.
Alan Turing, pioniere della moderna informatica, genio indiscusso del XX secolo, uomo straordinario sparì tragicamente. Durante i giorni più oscuri della seconda guerra mondiale, prestò il suo aiuto nel decifrare il codice segreto nazista Enigma. In una disperata lotta contro il tempo, operò con la sua squadra di collaboratori a Bletchey Park, il centro top secret di criptoanalisi del Regno Unito, e il suo contributo fu essenziale per accelerare la fine del conflitto e salvare migliaia di vite. E nel lavoro cinematografico emerge anche la sua omosessualità.
Citiamo una frase emblematica del film pronunciata da Benedict Cumberbatch che lo interpreta: «Può una macchina pensare come un essere umano? Molti dicono di no. Il problema è che è una domanda stupida. È ovvio che le macchine non possono pensare come le persone. Una macchina è diversa da una persona e pensa in modo diverso. La domanda interessante è poiché qualcosa pensa diversamente da noi vuol forse dire che non sta pensando? Noi ammettiamo che gli esseri umani abbiano divergenze gli uni dagli altri. Lei ama le fragole, io odio pattinare, lei piange ai film tristi, io invece sono allergico al polline. Qual è il punto di avere gusti diversi, diverse preferenze se non mostrare che i cervelli lavorano diversamente e che pensiamo diversamente. E se diciamo questo delle persone non possiamo dire lo stesso di cervelli fatti di rame e acciaio e cavi?».
E l’attrice Keira Knightley, che dà il volto alla crittanalista britannica Joan Clarke, rincara la dose: «…Ma noi non siamo come le altre persone, noi ci amiamo a modo nostro. Possiamo vivere la vita che vogliamo. Non sarai il marito perfetto, ma io non ho la minima intenzione di essere la moglie perfetta. Non voglio prepararti l’agnello mentre tu sei al lavoro. Lavorerò, tu lavorerai, ed ognuno avrà la compagnia dell’altro. La compagnia e la Mente. Sarà meglio di molti altri matrimoni. Perché… perché io ci tengo a te. E tu tieni a me. E ci capiamo come nessuno ha mai capito noi». Frasi celebri che la dicono tutta sulla vicenda umana di una personalità straordinaria come Turing.
(2.continua)
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