La nube insanguinata della guerra tiene ancora in ostaggio il mondo quando arriva a Napoli con i suoi genitori. Lei, generazione 1944, nata sotto il segno della Vergine, ha appena sei mesi. Il padre, per problemi politici, raggiunge la citt  del Vesuvio e del mare dove abiter  per un po’ nell’appartamento dell’autista del principe ereditario. Maria Laura Annibali quei giorni non se li può ricordare, ma l’energia del vulcano s’insinua invisibile nelle sue vene, dettandole amore e passione per un luogo in cui torner  spesso. Ragioniera, laureata in scienze politiche, volontaria (dall’archeologia alla difesa degli animali), autrice, regista, garante della Consulta femminile per la regione Lazio, presidente dell’associazione d gay project, impegnata a difendere il diritto alla vita di tutti. E qui, nella sede romana di via Costantino 82, aperta a chiunque voglia farne parte, parla di s e della sua resistenza contro le discriminazioni.
UNA VITA CLANDESTINA PER ANNI
«Mi fa tanto male sentire parlare male di Napoli, come mi fa male questa onda lunga di omofobia. Perch l’omofobia esiste, eccome». Gay, lesbiche, trans una striscia di separatismo silenzioso ma tangibile inquina il ritmo dei giorni, dovunque. Ne è ben consapevole lei che, cresciuta in una realt  familiare “clericalfascista” e inserita in un ambiente di lavoro come il ministero delle finanze, per anni ha vissuto da clandestina, nascondendo la propria sessualit . Una sessualit  conosciuta solo all’et  di trentadue anni, dopo aver volato, leggera come una farfalla, di fiore in fiore. «Ho preferito farmi passare per una mignotta piuttosto che dichiarami lesbica».
Ma il seme della diversit  percepita dagli altri lo riconosce fin da sedicenne. E’ fidanzata con un ragazzo viterbese più grande di lei, lanciato nella carriera di giornalista. Devono incontrarsi le due famiglie, ma in realt  lei ne ha perso un pezzo mamma e pap  sono separati e solo quando il fidanzato diserta l’incontro con la scusa che è impegnato per lavoro a Milano si rende conto che essere figlia di una coppia scoppiata è gi  una colpa.
IL TEMPO DEL “COMING OUT”
La paura di essere scoperta la imprigiona in una torre d’avorio e il coraggio di affrontare il “coming out” lo trova quando pap , mamma e sorella non ci sono più. Tocca ai nipoti raccogliere la sua confessione che la sottrae finalmente al peso della menzogna. Nel frattempo si è anche liberata delle catene lavorative, scegliendo di andare in pensione in anticipo. E negli ultimi dieci anni, sviluppa l’idea di girare docufilm per offrire alle donne omosessuali la possibilit  di parlare della propria esperienza. Allinea cos una serie di interviste che compongono la sua opera prima L’altra altra met  del cielo . Emergono testimonianze femminili anche di chi ricopre ruoli pubblici e si adopera per abbattere tabù culturali ancora vivi una societ  che si professa senza pregiudizi. Il risultato è di quelli dirompenti. Il film partecipa con successo a manifestazioni internazionali, raggiungendo platee importanti come universit  e scuole, da dove comincia l’educazione alla libert  e al rispetto delle persone. L’effetto/discussione generato rappresenta un trampolino di lancio del secondo lavoro tre anni dopo, nel 2011, vede la luce il nuovo titolo L’altra altra met  del cielo… continua.
QUARANTACINQUE MINUTI CONTRO IL SILENZIO
Quarantacinque minuti non bastano a colmare il lungo silenzio su un’umanit  costretta a non svelarsi per non essere emarginata. Tra le protagoniste, due studentesse e una madre che ha realizzato il proprio desiderio di maternit  grazie all’inseminazione artificiale. Accanto al loro, il racconto di Imma Battaglia, leader del movimento del movimento italiano Lgbt. Quei tre quarti d’ora non sono sufficienti a colmare il vuoto di parole, ma incidono, e tanto in un’assenza di dibattito troppo lunga. Visto che, proprio partendo da quelle storie, si spalancano persino le porte del carcere di Rebibbia, tra gli uomini e tra i trans. E Maria Laura vorrebbe presto presentarli a chi vive dietro le sbarre a Pozzuoli (dove c’è la casa circondariale femminile) o a Napoli dove gi  ha partecipato a Omovies, primo festival del cinema gay nell’Italia del Sud.
Intanto gi  batte il cuore della terza creatura in programma il nuovo docufilm di cui ha realizzato due scene a Roma e Firenze. Non ha ancora in mente come si chiamer , ma l’autrice camminer  sempre sul solco dell’altra altra met  del cielo. In punta di piedi, da cristiana credente che ha fede nella dignit  umana.

Per saperne di più

marialauraannibali.com/


www.digayproject.it

Nella foto, Maria Laura Annibali nella sede dell’associazione d gay project

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