La scuola italiana, pubblica e privata, è sopravvissuta negli anni alle tante riforme, quasi sempre inutili e talvolta dannose. E’sopravvissuta per il buon senso dei docenti e delle famiglie che sono sempre riuscite ad adattare il riformismo ridondante ed astratto alle reali condizioni della societ italiana e alle reali esigenze educative.
Oggi la situazione è precipitata. Negli ultimi anni si sono sovrapposte le rigidit burocratiche della sinistra al velleitarismo autoritario della destra. Il tutto in una totale assenza di lettura della societ contemporanea,del nuovo rapporto esistente fra l’istituzione scolastica e l’intera societ .
La scuola e l’universit non hanno bisogno di nuove regole che ingessano la creativit e la libert e nemmeno di essere svendute ai privati quasi fossero aziende fra le aziende, municipalizzate da rendere economicamente più conveniente. L’istruzione deve tornare ad essere centrale in un Paese moderno e civile.
Un riformismo radicale e coraggioso, oltre a preoccuparsi per i vergognosi tagli economici compiuti in questi ultimi anni inferti all’intero sistema formativo,aprirebbe una vera e propria vertenza educativa, mettendo in discussione l’impianto stesso della pedagogia ministeriale drammaticamente trasversale alla destra e alla sinistra,una pedagogia figlia di quel pensiero unico che troppo spesso la sinistra radicale condanna solo a parole e la sinistra riformista insegue quasi a farsi scusare per l’antico passato.
Un esempio per tutti. La pigrizia intellettuale con la quale si accolgono nel mondo dell’educazione e della formazione i metodi puramente quantitativi, quelle che in Italia chiamiamo, ad esempio, prove INVALSI. Alla lunga questa mentalit , che Morin chiamerebbe riduzionistica, può minare alla base l’educazione e la formazione di intere classi dirigenti del Paese. Il metodo puramente quantitativo che pure ha i suoi pregi,se diventa il metodo,l’unico criterio di giudizio, non può che non indurre alla pigrizia mentale,alla perdita della creativit ,alla supremazia della mediocrit sull’originalit . In Italia rischiamo seriamente che la pedagogia scolastica si riduca in un compromesso al ribasso fra mediocrit tecnologica ed egualitarismo tardo giacobino.
Su questo fronte non casualmente una certa sinistra e una certa destra finiscono con il trovarsi d’accordo. Una sinistra rinnovata e innovativa, deve potersi proporre come una forza politica in grado di immaginare una formazione di tipo complessa, in grado di leggere la storia e il presente nella connessione fra cultura umanistica e scientifica, capace di immaginare una scuola civilmente impegnata oltre che rigorosa, una scuola interessante oltre che disciplinata. Una rivoluzione culturale, insomma, che potrebbe partire perfino dagli orari scolastici, oggi inutilmente onerosi e certamente anacronistici.
In foto, studenti in classe. La nuova scuola dovrebbe essere impegnata ma anche interessante