Scrivere è gi di per s problematico. Farlo per il teatro lo è ancora di più. Lo scrittore è un animale solitario al quale si richiede un “immenso sforzo” quando deve uscire allo scoperto per fare in modo che quello che scrive sulla carta diventi carne e sangue sulle assi di un palcoscenico. Ecco, se la mettiamo in questi termini, posso tranquillamente affermare che grazie al Teatro di Contrabbando questo trauma mi è stato dolce.
Ho iniziato a frequentare lo spazio per una curiosit personale, sapevo che erano in corso dei laboratori di avviamento al teatro e cos mi sono presentato. successo tutto cos in fretta che, prima che potessi realizzare quello che stava succedendo, mi ci sono ritrovato a farne parte da dentro. un mondo eterogeneo, capirai, mettere insieme una decina di “teste calde” come solo gli artisti sanno essere non è una passeggiata. Ma va bene cos, anzi forse è proprio questo il fuoco che ci anima, il cosiddetto “pepe al culo” non so se si può dire in questa sede, ma diciamo che mi prendo la licenza poetica che ci ha permesso di resistere finora, consapevoli delle non poche difficolt cui dobbiamo andare incontro in questi tempi storici. Ma, come dicevo, va bene cos.
Va bene cos perch ho avuto modo di conoscere i miei compagni di viaggio e crescere insieme a loro, arricchendomi di svariate ed eterogenee esperienze ed esistenze, che sono l’humus di ogni scrittore, o aspirante tale. Non è facile, oggi, trovare un luogo in cui un autore possa trovare la giusta dimensione per esprimersi, per mettersi alla prova con se stesso e con il pubblico. Io posso dire di averla trovata insieme e dentro al Te.Co. Il percorso è sempre impervio e zeppo di ostacoli ma, come diceva quel mio amico barba e borsalino «E quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita.» Ce ne siamo tolte di soddisfazioni, e ancora altre ce ne prenderemo, seppure tra mille difficolt .
Lacrime e sangue, ma siamo ancora qui still standing and fighting the good fight.
*
Autore al Te.Co.
In foto, Valerio Bruner nello spettacolo, "Nonsense a Nord del Tamigi"