Se a un certo punto della storia, in un quartiere popolare al centro di Napoli si incontrano un antico acquedotto greco-romano, un ex opificio industriale e una parte di un palazzo nobiliare può accadere qualsiasi cosa.
Può accadere che tutto sia lasciato alla “cura” impietosa del tempo che passa e trasforma l’antico in vecchia e fatiscente rovina.
Può accadere che qualcuno di buona volont e buon portafoglio metta mano alla tasca per ristrutturare l’opificio, ma che poi si dimentichi di aprire quegli spazi al pubblico, appropriandosi indebitamente di un bene di tutti.
Può accadere che attraverso un’intuizione brillante si mettano insieme opificio, acquedotto e palazzo nobiliare per creare una struttura nuova, che promuova il turismo, l’arte e soprattutto il volto sano di Napoli. Questo è quanto è accaduto in via Correra 241, alle spalle di Piazza Dante, dove cinque anni fa Dionisio Barbiero, terza generazione di una famiglia di albergatori napoletani proprietaria del Rex Hotel e l’ingegnere Vincenzo Calabrese hanno inaugurato il primo Art Hotel d’Italia, l’Hotel Correra 241.
Ventuno stanze e una hall investita del ruolo di galleria d’arte sui generis incarnano la mission basata su accoglienza e valorizzazione culturale dell’albergo, frutto del chiasmo tra un quartiere popolare e l’architettura moderna, tra le pareti di tufo giallo dell’acquedotto e le opere di giovani artisti.
La natura pulsa lungo le pareti dell’Hotel dalle opere di Peppe Esposito, dalle sue “tavole” di peperoni, pomodorini, limoni, arance calde di terra ed alici azzurre emerse dal mare nostrum, mentre gli occhi delle donne di Valeria Corvino accompagnano lo spettatore fino all’opera di Salvatore Bussone, “Nulla si crea e nulla si distrugge”, una sorta di atomo-cuore da cui si sprigiona l’energia vitale, passando attraverso la personale di Salvatore Melillo conclusasi il 28 febbraio scorso.
Gli ospiti dell’Hotel Correra 241 sono soprattutto stranieri. Agli italiani sembra mancare il “coraggio” di alloggiare in un quartiere popolare a causa della “mala informazione” che colpisce Napoli e che ci dipinge tutti banditi con la pistola in mezzo a tonnellate di spazzatura.
Gisella Grieco, responsabile alla reception, fornisce i dati relativi al tipo di affluenza, precisando come ai tedeschi, agli inglesi e agli americani piaccia l’idea di entrare in contatto con una realt cos viva e poliedrica in cui tutti gli aspetti di una citt contaminata dalla storia e dai popoli hanno imparato a convivere.
Alfonso Mezzacapo è il direttore artistico dell’intero progetto.
Il trentaseienne artista napoletano ha installato negli spazi dell’Hotel Correra 241 il “quartier generale” di “The kiss Fabulous Khate”, un itinerario artistico che si propone di raccontare in diversi momenti la storia di Kathe, giovane donna la cui esistenza oscilla tra reale e irreale, virtualit e fisicit , seduzione e ingenuit , contemporaneamente musa e ispiratrice dell’opera. Kathe è inafferrabile, aleatoria, una sensazione in cui riconoscersi e per questo ogni volta cambia volto. Alla sua immagine disegnata sono legati gadget, pubblicit , fumetti, una linea di intimo, pubblicit , video, grafica, diverse forme di traduzione artistica che rivelano le caratteristiche dell’iter artistico di Mezzocapo, orientato alla multidisciplinariet e all’abbattimento dei costi di produzione per un’arte più facilmente fruibile.
In parallelo Mezzocapo promuove l’opera di artisti giovani ed esordienti con l’intenzione di creare una galleria accessibile a espositori alle prime armi.
Sull’esempio dell’Art Hotel di Barcellona l’Hotel Correra 241 rappresenta un unicum per innovazione e cultura dell’ospitalit e dell’arte, un unicum di cui parlare “a tutti quelli che a Napoli è meglio non andare, soprattutto di questi tempi.”
Nelle foto, alcune immagini dell’Hotel Correra