Il museo di Capodimonte il mercoled è chiuso ma ieri sera, alle 19 e 30, veniva aperto. C’era Vittorio Sgarbi a farvi da guida (foto di Silvia Morara, fonte Panorama). Un’iniziativa della rivista Panorama, che, con la formula panoramaditalia mette i riflettori, una alla volta, sulle regioni d’Italia. Nel salone da ballo della reggia, i posti a sedere non sono tutti occupati. Nonostante che, alle ultime richieste di prenotazione, si sia risposto “sold out”, “non c’è più posto”.
La serata di pioggia e vento ha spaventato parecchi. E’ presente però Linda Martino, la direttrice del museo. L’avevo conosciuta solo per telefono, perch il mio libro “Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte napoletana” è nel suo book shop. Mi presento. «Ho letto anch’io il suo libro. Sono emozionata» mi dice, anzi mi sussurra, è tremendamente afona. Con il suo raffreddore sarebbe dovuta rimanere a casa. «Sono in incognito» – le confido. Anche Vittorio Sgarbi conosco soltanto per telefono. Anche lui ha letto il libro, mi ha detto di averlo trovato molto interessante, ma a lui non mi presento.
Preceduto da un’introduzione di Giorgio Mul, il direttore di Panorama, che è più giovane e magro di quanto appaia in tv, entra Sgarbi, con il suo appeal. Un bravo ragazzo, non invecchia mai, molto preparato. Ha un fare molto garbato e non si scandalizzi nessuno se affermo che è molto gentile e affabile. Racconta la storia del museo, come sia stato organizzato, negli anni Cinquanta, da Bruno Molajoli e poi da Raffaello Causa. Esprime la sua ammirazione per Capodimonte che è, con quello di Brera e con gli Uffizi, tra i tre musei nazionali più importanti d’Italia.
Tra i suoi maggiori tesori è la Collezione Farnese, che Carlo di Borbone aveva ereditato dalla madre Elisabetta, alla quale si aggiunse quella borbonica. D’altronde è da notare che fanno parte della collezione borbonica anche i reperti delle citt sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, come Pompei ed Ercolano, conservate nel Museo Archeologico napoletano. Queste opere, è logico pensarlo, erano simili a quelle che, nella stessa epoca, si producevano a Napoli e che sono andate perdute. Ed è facile osservare che esse contengono in nuce tutta o gran parte dell’arte europea. Perch tanta cultura nasce da qui, dalla Magna Graecia.
Sgarbi nota che, curiosamente, Milano è grande economicamente ma il suo museo è ristretto in poco spazio, mentre Napoli, che ha problemi economici, ha uno spazio magnifico in questa splendida reggia di Capodimonte circondata da un grande parco. La ragione è che Napoli è stata per secoli capitale di regni. Il critico lamenta la disorganizzazione delle Sovrintendenze attualmente operata dal ministro Franceschini e ricorda la costruzione della Citt della Scienza. Costosissima e completamente inutile, avrebbe dovuto produrre ricerca scientifica e industrie. Che non ha mai prodotto. Ha solo prodotto il sospetto che l’incendio che la ha in parte distrutta abbia cause interne. Cos Sgarbi si prende un applauso. Perch i napoletani sanno anche che è abominevole il fatto che venga ricostruita nello stesso luogo, in barba alla legge nazionale del 1996, che prevede “il ripristino della morfologia naturale della costa”. Avrebbe dovuto essere abbattuta.
Poi il critico ci conduce per i saloni, siamo un centinaio, tutti insieme appresso a lui, che si ferma qui e l su qualcuno dei capolavori in mostra di Annibale Carracci, Peter Bruegel, Il Parmigianino, il Correggio, Sebastiano del Piombo, Giovanni Bellini, Andrea Mantegna, il Colantuono, i leonardeschi. E poi i magnifici quadri di Tiziano, Andrea del Sarto, Sebastiano del Piombo e un Vasari, enorme e melodrammatico nel suo neoclassicismo ante litteram (che non a tutti piace) e ancora e ancora.
Sgarbi si ferma su Matthias Stomer, peccato che non lo faccia per il maestro dell’Annuncio ai pastori, o sul Maestro di San Severino, o su Francesco Curia. Indugia, invece, su qualche pittore ferrarese poco noto, ed è spiegabile è ferrarese anche lui. Andiamo nella sala dove sono i disegni di Raffaello, Leonardo e Michelangelo. E corriamo a visitare la mostra dei disegni di Vincenzo Gemito. Certo una corsa cos non soddisfa gli appassionati, gli amatori o quelli semplicemente curiosi. Ma nessuno poteva fare di più. Lui ha dato tutto se stesso. Lui è Sgarbi, la sua personalit elettrizzante suscita nei suoi ascoltatori il desiderio di conoscere e la voglia di ritornare a Capodimonte.
Ce ne andiamo attraverso il buio del parco, tutti insieme. Al cancello Vittorio indugia, è contento di intrattenersi con due giovani signore, lui ama la bellezza. E non è forse la donna, a qualsiasi et , come dice un detto napoletano, la cosa più bella del mondo?