Non se ne parla mai abbastanza. La senatrice a vita Liliana Segre avverte che la Shoah rischia l’oblio, perché la società civile si è chiusa. E afferma che alla giornata della memoria il 27 gennaio (in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di sterminio di Auschwitz) molti replicano con frasi del tipo: “basta con questi ebrei che cosa noiosa”. Ma l’Olocausto, sottolinea oggi la storica Anna Foa dalle colonne del quotidiano “la Repubblica”, non è solo una questione ebraica, ma un monito perché niente di simile succeda non solo agli ebrei, ma a chiunque. La memoria non è mai eccessiva.
E tra le iniziative organizzate a Napoli per non dimenticare l’orrore nazista c’è quella proposta dalla rassegna teatrale itinerante Wunderkammer: la messinscena del testo “La banalità del male” di Hannah Arendt con Anna Gualdo venerdì alle 21 nell’Albergo dei poveri, ovvero Palazzo Fuga in piazza Carlo II, al centro di un importante dibattito di valorizzazione culturale e architettonica.
Allieva del filosofo tedesco Martin Heidegger, Arendt emigrò nel 1933 dalla Germania, spinta dalle persecuzioni razziali. E andò a Gerusalemme nel 1961, come corrispondente del The New Yorker, per seguire il processo ad Adolf Eichmann, “lo specialista della questione ebraica”.
Eichmann, tenente colonnello delle SS, fu organizzatore dello spostamento e del trasporto degli ebrei ai campi di concentramento, per la “soluzione finale”, ovvero lo sterminio degli ebrei. L’obiettivo era quello di rendere i territori tedeschi Judenrein (liberi dagli ebrei). Sfuggito al processo di Norimberga e rifugiato in Argentina, venne catturato dal Mossad, condotto a Gerusalemme, processato e condannato a morte.
Gli articoli di Hannah Arendt vennero poi raccolti nel libro “La banalità del male” suscitando polemiche e amarezza nella comunità ebraica internazionale per la lettura dell’Olocausto e dell’antisemitismo.
Spiega Paola Bigatto che ha lavorato all’adattamento teatrale insieme ad Anna Gualdo interprete sul palco (foto): «Lo spettacolo è incentrato sulla personalità di Eichmann, e sulla relazione tra incapacità di pensare e mancanza di percezione delle proprie responsabilità, rintracciando nello strumento linguistico la possibilità di mentire a sé stessi, manipolando il linguaggio, o difendendosi dal pensare attraverso frasi fatte e slogan. Il male estremo, l’abominio criminale contro l’uomo, rappresentato dal Nazismo, non resta tranquillamente relegato nei noti responsabili dei massacri e dell’organizzazione, ma appare come una realtà sempre presente, in agguato nella pigrizia mentale, nell’inattività sociale e politica, nel delegare le scelte di vita ad altri da noi, nell’usare la banalità e la mediocrità come alibi morale, a paradigma di un sistema che fa leva sull’assenza del pensiero, perché forme estreme di dittatura, sono in stretta relazione con la natura stessa della società di massa e quindi possono risorgere».
Lo spettacolo ha ricevuto il contributo di InLight Beauty e il sostegno di Gay Odin, BabelAdv, Rex Lifestyle Hotel, Martusciello Vini e di Edizioni Jonglez.
Per saperne di più
https://www.wunderkammernapoli.com/